Credits
Tour virtuali: Eugenio Malatacca |
3dimensioni.it
Grafica: Andrulli Gianni, Nicola Petrillo |
ego55.com
Testi: Franco Martina
Traduzioni: Elvira De Giacomo
Sviluppo Web: Cristiano Santeramo |
agileweb.it
Coordinamento: Matteo Visceglia | APT Basilicata
Anno produzione: 2011
Descrizione
Tradizione, fede, arte, luci, voci, colori sono gli elementi che a Matera caratterizzano da oltre sei secoli la festa del 2 luglio, in onore della protettrice Maria Santissima della Bruna. Una solennità interrotta dal crepitio dell’incendio di batterie e dagli squilli di tromba che ritmano l’incedere di cavalli e cavalieri lungo le tappe del gran giorno della festa: dalla notte all’alba e viceversa. Un evento destinato a consumarsi in un solo giorno, ma che è preceduto in febbraio dal concorso per il bozzetto del carro trionfale, affidato ad artisti locali, che viene eseguito nel laboratorio del rione Piccianello. E’ un lavoro di tre mesi che prelude al novenario e alla presentazione in giugno dell’artistico manufatto di cartapesta. L’evento più atteso dai materani comincia alle 5:30 con la Santa Messa e con la processione detta dei “pastori” che ricorda una antica consuetudine riservata proprio ai custodi di greggi e dell’arte casearia, che non avrebbero potuto assistere alla festa, perché dovevano raggiungere pascoli e iazzi del circondario. Oggi quella devozione è riproposta da alcuni concittadini vestiti da pastori, che accompagnano il quadro in foglia di rame con l’effige della Protettrice, insieme a una processione che si snoda per il centro storico e per le strade dei quartieri. Un incidere ritmato al risuonare delle note della bassa musica, dei rintocchi delle campane e al fragore dei fuochi pirotecnici, fino alla chiesa di San Francesco da Paola dove si conclude il momento devozionale. La festa della Bruna ha origini antiche che risalgono alla istituzione nel 1380 della ricorrenza liturgica della Visitazione, voluta proprio il 2 luglio da papa Urbano VI, già vescovo di Matera con il nome di Bartolomeo Prignano. Accanto alla storia è la leggenda,che narra della visione di un contadino, imbattutosi in una bella signora (la Madonna della Bruna) alle porte della città.
Prima di scomparire, la Vergine avrebbe espresso il desiderio di venire a Matera, ricevuta con tutti gli onori. Da qui l’allestimento di un carro trionfale di cartapesta e l’ingresso in città in pompa magna, con la presenza e la benedizione del clero. Accanto al carro trionfale è la scorta dei cavalieri in costume, introdotta a quanto pare nel 1500 dal Conte Carlo Tramontano, e rappresentata da un gruppo di armigeri dalla foggia ibrida, spagnoleggiante e romana allo stesso tempo. Oggi i cavalieri in costume, spronati da squilli di tromba e dal garrire delle bandiere crociate e dal vessillo della Madonna, scortano la processione di Mezzogiorno e della sera, intorno al carro trionfale. Attorno sono i difensori, il popolo, i potenziali assalitori e dietro il clero e le autorità. Una preghiera, la musica della banda, lo squillo di tromba e lo schioccare di una frusta avviano la processione sotto un corridoio di artistiche luminarie. Il manufatto, simile a un grande nave dai contorni e dai colori classicheggianti, dovrà raggiungere, dopo avere attraversato piazza Vittorio Veneto e via del Corso, la Cattedrale. Qui, come è tradizione, compie i caratteristici tre giri in piazza Duomo che simboleggiano il possesso di Maria Santissima della Bruna sulla città. Un evento seguito da una rappresentanza di cavalieri e dai fedeli fino alla deposizione della Madonna, che viene riportata in Cattedrale. E’ l’ultimo atto prima dell’ultima fase, quella propiziatoria della festa. Il carro, trainato dai muli, torna intorno alle 22:00 in piazza Vittorio Veneto, preceduto dai Cavalieri, da devoti e dai “rumori” della folla stipata lungo piazza del Sedile, via del Corso e piazza Vittorio Veneto. Del carro, dopo pochi minuti, non restano che brandelli di cartapesta, piccole reliquie di una festa per auspicare una buona annata agraria come accadeva nella civiltà contadini o per ringraziarsi l’anno che verrà, per vivere una nuova edizione della festa.
Franco Martina
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