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Studiare > Toponimi
di Edgar Radke a cura di Maria Teresa Greco al Salone Galassia-Guthenberg di Napoli
PREMESSA
Parlando oggi da “straniero”, cioè come persona che non è del luogo, cercherò di sottolineare alcuni aspetti di carattere generale che riguardano l’importanza dell’iniziativa realizzata da Maria Teresa Greco nella sua portata sovralocale e perfino internazionale. Come romanista – e vale a dire, come studioso di tutte le lingue romanze anche a livello sincronico – mi definisco un generalista in questo contesto, generalista che non si sofferma tanto ai dettagli, ma piuttosto alla rilevanza generale della ricerca sulla Basilicata, che va ben oltre il “mero” interesse per la società lucana stessa.
In questa chiave di lettura il progetto non è solo un contributo alla microtoponomastica di Marmo Melandro e di altre nove località, ma esso coinvolge la dialettologia con la società dei dialettofoni stessi. A mio parere l’iniziativa di Maria Teresa Greco e dei suoi giovani collaboratori riguarda tre punti fondamentali della dialettologia che tratterò più dettagliatamente: il progetto nasce nell’ambito di una dialettologia dei “parlanti”, ricollega il dialetto con il passato in un modo nuovo ed illustra la coerenza fra dialettologia e impegno.
LA DIALETTOLOGIA DALLA PARTE “DEI PARLANTI”
A chi serve la dialettologia? A questa domanda-chiave non è facile rispondere. Esiste una dialettologia fatta dai dialettologi per i dialettologi con l’etichetta di una presunta “scientificità”. Rispetto al canone tradizionale della disciplina Maria Teresa Greco ha avviato con questo progetto un’iniziativa nuova, nel senso che ormai si profila, grazie all’ideatrice, una dialettologia eseguita dai parlanti stessi sotto la tutela di una dialettologa. Si tratta di una sperimentazione che avrà sicuramente riscontrato un eco notevole presso i parlanti coinvolti in prima persona nella stesura del progetto e soprattutto nel lavoro sul campo, mettendo in risalto una nuova dimensione: il parlante è coinvolto nel creare la sua identità dialettale con l’aiuto del dialettologo, che si limita ad una mera funzione-ombra. Tale principio rappresenta un’idea nuova per una vecchia disciplina, aprendo così la strada del potenziamento della consapevolezza della valorizzazione dell’uso dialettale. In questa prospettiva il lavoro svolto non si definisce solo come un contributo alla microtoponomastica della Basilicata, ma si tematizza quindi anche la posizione dei parlanti verso il loro dialetto. La raccolta dei dati assume in questo contesto la qualità di una specie di dialettologia pragmatica applicata che coinvolge direttamente gli utenti stessi del dialetto. O in altri termini: abbiamo a che fare con una dialettologia a portata di mano per tutti.
DIALETTO E PASSATO
I volumi in questione cercano di ricostruire la motivazione e le fonti per la denominazione di oggetti e località nello spazio, cioè sorge una dimensione diacronica che fa rivivere il passato di un uso dialettale attraverso la toponomastica. Tale sforzo non è solo una dimensione nostalgica o folklorica, ma è invece la chiave per afferrare l'atteggiamento storico del mutamento linguistico. Ultimamente la dialettologia in Germania ha quasi “scoperto” una nuova categoria per la descrizione della realtà dialettale, cioè il cosiddetto Erinnerungsdialekt (dialetto del ricordo o della memoria) che va interpretato, in una cornice sociolinguistica, inserendolo nell'architettura del dialetto attualmente vitale. È questo un dialetto che richiede una competenza diversa (e, evidentemente, una certa identità). Il parlante realizza con il dialetto della memoria un'immagine del dialetto nel passato che diventa in seguito una realtà diacronica nel parlante. E questo è proprio quello che è avvenuto con il gruppo di ricerca di Maria Teresa Greco per la Basilicata. L'importanza di queste ricerche sta anche nella consapevolezza di un patrimonio dialettale che risulta dal passato e che continua sempre ad incidere in modo vitale sul presente. La percezione della realtà del passato nel presente condiziona il consolidarsi del passato e del presente sotto un'unica forma; questo processo non è un riflesso di un passato trascorso e superato, ma è legato alla vita sociale di oggi. Sembra una premessa di primo ordine per un comportamento etico qual è la dignità dialettale (o anche l'orgoglio del dialetto), aspetto del tutto assente nella Basilicata fino a pochissimo tempo fa: non bisogna infatti dimenticare che la dignità dialettale è stata anche lì da sempre individuata con il dialetto egemone, il napoletano, punto di riferimento dialettale sovralocale.
DIALETTOLOGIA E IMPEGNO
Tengo a sottolineare che l'iniziativa per realizzare il progetto richiede un impegno particolare. Nella persona di Maria Teresa Greco si ritrovano tutte le qualità per garantire l'autorevolezza per eseguire le varie fasi dell'iniziativa: - Occorre tempo in abbondanza per trasformare la disposizione in esecuzione concreta ed il successo dell’operazione dipende soprattutto dall'esperienza della guida. - Ci vuole una competenza scientifica riconosciuta che preveda anche alcune convinzioni scientifiche. Tutto ciò si riscontra senza dubbi nella persona di Maria Teresa Greco. In sintesi, non si tratta di un lavoro di stampo tradizionale (come si potrebbe pensare in un primo momento), ma di un'apertura nella direzione di una dialettologia innovativa, in cui gli utenti del dialetto sono portati a costruirsi la loro identità regionale. In questi termini non è un lavoro di sola microtoponomastica, ma esso dimostra un impegno fondamentale per l'autogestione dialettologica nella società moderna di una data regione, cioè un apporto ad una specie di educazione dialettologica che sarà significativa in tempi in cui il dialetto assume una nuova funzione con il graduale abbandono della diglossia di cinquant'anni fa.
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