I dialetti Galloitalici della Basilicata


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Poesie inedite di Salvatore Pagliuca

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Ritrovato uno antico scritto inedito in vernacolo potentino

Tra le carte di archivio è possibile sempre scoprire qualcosa di importante, con la soddisfazione, ad esempio, di trovare il primo scritto dialettale potentino che si conosca: una poesia datata 1843.
Fu scritta da un sacerdote della Chiesa di San Gerardo, don Salvatore Pagliuca, in onore di Re Ferdinando di Borbone, dell’Intendente Provinciale Duca della Verdura e vi è ricordato anche San Gerardo Patrono della città. Sono due studiosi potentini i ricercatori che hanno trovato questo “foglio volante” manoscritto: Vincenzo Perretti ed Enzo Matassini.
Il documento è presentato in un saggio pubblicato dal <Bollettino Storico della Basilicata>, a cura della Deputazione di Storia Patria per la Lucania, a. XIX, n. 20.

Anacreontica - A Devozione del Canonico Don Giuseppe Pagliuca,
Vice Rettore del Seminario di Potenza, recitata da’ suoi alunni, e
da lui composta pel giorno 12 Gennaio 1843.

Galloitalico

Che giurnara avuriosa
Oi fra mi ca tatta rann
Piccinin a cape d'ann
E nasceze, e foze Re:
E zumpann mo pe tann
Ca nasceze tatta rann,
Ferdinann foze Re. (1)

E' lu vere ca la neve
Ha chiatrà tutt' Putenza
Ma parlann cu lucenza
Li masciale fa nzerrà:
Nu fulette cu na menza (2)
Lu bracciale si farrà
E lu Re salutarrà.

Lu purcione a bona pedda (3)
E lu trinacx (4 ) a li caine (5)
E nu rano (6) di dupine
Farrà osce sparlottà:
Osce vire li chiappine
Scacchiaredde pazzià.

Traduzione

Che giornata ben augurante
è oggi fratello mio, che il Re
da piccolo, all'inizio dell'anno
nacque e fu già re:
e saltando (di gioia) ora per allora
che nacque il Re
Ferdinando fu Re.

E' vero che la neve
ha gelato tutta Potenza
ma parlando con licenza
le mascelle fa serrare:
un filetto con mezzo boccale
il contadino si farà
ed il Re saluterà.

Il pellicciotto ai benestanti
e l'abito ricamato ai contadini
ed un grano di lupini
oggi farà parlare a sproposito:
oggi vedi i furbi
giocare a mulinello.

1 - Tatta rann, è il genitore più vecchio e quindi il personaggio più importante, ossia il Re, rispetto a lu munore (il minore), riferito all’Intendente Della Verdura. Il 12 gennaio era una data molto avuriosa, perché a cape d’ann (nei primi giorni dell’anno) si festeggiava il genetliaco di Re Ferdinando II (Palermo, 12.1.1810), e pochi giorni dopo quello del figlio Francesco (Napoli, 16.1.1830).
2 - Nel linguaggio popolare, farsi
na menza equivale a “bersi una mezza caraffa di vino”, mentre il filetto di carne era la cosa più ghiotta e costosa che si poteva immaginare di mettere in tavola.
3 - Il
purcione è il giubbotto ricavato dalla pelle di pecora, con il pelo all’esterno, usato dai contadini d’inverno.
4 -
Trinacx corrisponde a ‘trinaia’ o ’trinato’ , ovvero trina, guarnizione a traforo, merletto (Cfr. Dizionario. Etimologico Italiano di G. Battisti e G. Alessio.
5 -
Caine erano detti in senso dispregiativo i lavoratori della terra (Cfr. V. Perretti, Glossario a dengua putenzese, Potenza 2002)
6 - Il grano era la monetina di rame pari a quattro centesimi di lira

Galloitalico

L'undunnent, fra, mo sente
Lu stuvale, e lu scarpone (1)
La siloca (2) e lu purcione
Nnante a iedde stann fra.
Eh ! Li legge vann bone
Non fann nzirrià. (3)

Ferdinando, Dio lu varda,
da Sicilia lu chiamaze
lu disceze, e lu mannaze
pe ndunnente duoc fra.
Ch' ndunnent ca n'acchiaze,
e' nu Duca, e sa trattà. (4)

Viva sempe, e sempe viva
Tatta rann, e lu munore
Ca Putenza si fa nnore. (5)
Pu ssu re, pe ssu signore
S. Gerardo pensarrà
Ssu ndunnent è bono frà.

Ssi poeta galantome
Cu li pulp (6), e li cantuscie (7)
Fan versi, ma so' muscie
Peppe Lecca (8) li sa fa.
Vonno lauro. Tè… sso bruscie (9).
Ssi siloca ch'anna fà.

Traduzione

L'Intendente, senti ora, fratello mio
lo stivale e lo scarpone
la veste elegante e il pellicciotto
dinanzi a lui sono uguali.
Eh ! Le leggi vanno bene
non fanno dispiaceri.

Ferdinando, che Dio lo riguardi,
lo chiamò dalla Sicilia
lo istruì e lo mandò
qui da noi come intendente.
Che intendente trovò per noi,
E' un Duca e sa trattare.

Evviva sempre, e sempre evviva
Il Re e l'Intendente
Che Potenza fa onore (di avere).
Per questo re e per questo signore
San Gerardo ci penserà
Questo Intendente è buono, fratello.

Questi signori poeti
con i pulpiti e vestiti eleganti
fanno versi, ma sono di poco conto
Peppe Lecca li sa fare.
Vogliono l'alloro. Tè, sono pungitopo.
Questi signori che vogliono fare.

1 - L’Intendente tratta, equamente, galantuomini e cafoni (lu stuvale e lu scarpone etc…)
2 - Veste, indumento femminile di un certo riguardo: il termine si trova anche in Riviello, op. cit.
3 - Il verbo
nzirrià sta per: arrabbiarsi, dispiacersi
4 -
Sa trattà si può tradurre anche: sa come comportarsi
5 -
Si fa nnore, si può dire anche: si sente onorata
6 -
Pulp sta per pulpito, una sorta di “paletot arabescato di lacci”, come spiega R. Riviello, op. cit.. (Cfr. A. R. Mennonna, I Dialetti gallitalici della Lucania, Galatina, 1987
7 -
cantuscie, vestito elegante; nel linguaggio popolare si diceva: ti sì mis ‘n cantuscie, ti sei vestito elegante
8 -
Peppe Lecca, agnome della famiglia Padula che abitava a Portasalza, mulattieri per molte generazioni
9 -
bruscie, pungitopo (Ruscus aculeatus)

Galloitalico

A li unnici di maggio (1)
Quann giamm nta la nave
Lu caine tanne save
Lu latine mbruvisà (2)
Quessi duoc fann bave
Nfaccia a Noi che san fa.

Conchiudem, oi Seppe Cola
giammenen a S. Gerardo
che fasciem qui ch'è tarde
lu ndunnent ha da magnà,
ca si no' senza revarde
lu stascem a terià.

Giammenen, e bona notte
Sia salute, e sia bombroro. (3)
Ma ssà razia lu signore
Da lu cielo nnà da fa:
Che salute, e semp' annore
Tatta rann guderrà.
Giammenen giam frà
Via, dasciammele magnà.

Traduzione

L'undici di maggio
quando saliamo sulla nave
il contadino solo allora
sa improvvisare il latino.
Questi qui fanno chiacchiere
rispetto a noi che sanno fare?

Finiamola qui, Peppe Cola,
andiamocene a San Gerardo
che ci facciamo qui, è tardi
l'intendente deve mangiare
altrimenti senza riguardo
Lo stiamo ad infastidire.

Andiamocene, e buona notte
sia salute, e sia buon prò.
Ma questa grazia il Signore
dal celo ci deve fare:
che salute e sempre onore
il Re possa godere.
Andiamocene, andiamo fratello
via, lasciamolo mangiare.

1 - Il simulacro di una imbarcazione, ossia la “nave” era (ed è tuttora) un particolare importante nella Processione dei Turchi, che tradizionalmente si svolge il giorno antecedente la festività religiosa di San Gerardo. Quest’ultima ricorreva il giorno 12 maggio, e soltanto nel 1886 fu spostata al 30 dello stesso mese, in seguito alla supplica sottoscritta da centinaia di fedeli, rivolta al Vescovo Tiberio Durante ed al Sindaco Cicciotti: la richiesta era motivata dal fatto che da tanti e tanti anni il 12 maggio di ciascun anno è quasi sempre cattivo tempo, ragione per la quale tutta quella moneta che si raccoglie nel corso dell’anno è sciupata senza tornare di vantaggio al commercio e né di soddisfazione all’intera popolazione. Cfr. V. Perretti, Cronache potentine dell’800, Potenza 1994
2 - Ritorna la voce
caine per quei contadini in grado di biascicare qualche parola di incerto latino solo nelle orazioni sacre.
3 -
Bombroro, letteralmente sta per buon brodo (buon appetito), ma nel contesto ha un significato ampiamente augurale

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