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Serate di teatro galloitalico - Il capolavoro comico di Peppino De Filippo messo in scena dal locale gruppo teatrale ANSPI - a cura di Tonino Cuccaro
In scena a TITO, ad opera del Gruppo di Animazione Teatrale ANSPI, il capolavoro comico della produzione teatrale di Peppino De Filippo, parafrasando il titolo originale (Non è vero… ma ci credo). La regia, la sceneggiatura e l’adattamento dei testi sono di Francesco Spera che vanta al suo attivo numerosi lavori teatrali inscenati in questi ultimi anni, con una spiccata preferenza per la drammaturgia napoletana (Eduardo e Peppino De Filippo). Ben calibrata è la traduzione dei testi nel dialetto galloitalico titese; puntuale e nel rispetto dell’originale la collocazione sociale dei personaggi: essenziale per garantire l’integrazione degli avvenimenti e della trama con la realtà socio-linguistica locale.
E’ un gruppo di interpreti, ormai affiatati ed esperti della scena, che non nascondono la propria partecipazione divertita al susseguirsi degli eventi. Impressionante è la sequenza degli episodi, ora avversi ora favorevoli, sempre farciti di scongiuri, amuleti ed esperte dell’occulto, legata a due personaggi, diametralmente opposti (Lucifero Sventura e Felice Fortuna), che portano all’affermazione ed al trionfo della superstizione contro ogni logica razionale ostinatamente sostenuta, fino alla rassegnazione, dal protagonista maschile (Salvatore Lotito). Molto spontanea l’interpretazione delle protagoniste femminili (Enza Gatta, Mimma De Rosa) che hanno trovato nel copione l’ideale trasposizione scenica ed espressiva di un modo di vivere autentico e tradizionale. L’espressione dialettale non lascia equivoci: di per sé è già teatro.
Importante e significativo è l’impegno del laboratorio ANSPI di Tito che concorre con efficacia al recupero ed al rilancio dei dialetti galloitalici del potentino. Sulla scia del Rohlfs, di Maria Teresa Greco e di altri studiosi continua l’opera divulgativa del fenomeno galloitalico (dialetti di origine settentrionale affermatisi in quest’area a seguito di eventi coloniali riconducibili al sec. XIV ad opera di coloni provenienti dal basso Monferrato e dall’entroterra ligure).